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Salute e Benessere
di La giornalista Debora Rosciani - 13/11/2017

I farmaci equivalenti, questi sconosciuti

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Un dato allarmante ha acceso i riflettori sulla spesa sanitaria degli italiani: tra il 2006 e il 2013 la povertà sanitaria italiana è aumentata, in media, di circa il 97%; praticamente è quasi raddoppiata la quota dei cittadini che hanno difficoltà ad acquistare medicinali, anche quelli che necessitano di prescrizione medica e che, quindi, vengono in gran parte rimborsati dallo Stato.

 

Ecco perché diventa sempre più importante, ovviamente laddove possibile e sempre sotto stretto controllo medico, cercare soluzioni alternative anche nell’uso dei medicinali. E i farmaci generici, o equivalenti, sono certamente una di queste: i costi da sostenere si abbattono almeno del 30% (il 20% di sconto è stabilito per legge). Per fare qualche esempio, parliamo dell’acido acetilsalicilico invece dell’aspirina di marca, del principio attivo dell’analgesico al posto dell’antidolorifico “griffato” o dell’antinfiammatorio – il paracetamolo – al posto della più famosa tachipirina.

 

Dal 2005 la legge 149 ha definito in maniera certa la possibilità di sostituire le medicine da acquistare in farmacia con farmaci equivalenti di prezzo più basso anche per i farmaci di fascia C, quelli il cui costo è totalmente a carico del cittadino: il farmacista ha l’obbligo di proporre al cliente l’alternativa più conveniente.

 

D’altra parte, è corretto anche considerare le perplessità di chi pensa che con i farmaci non sia giusto adottare la strategia dei ribassi: che senso ha fare gli sconti sui medicinali? Nessun mistero dietro a questo aspetto: i farmaci equivalenti contengono lo stesso principio attivo e nella stessa quantità del cosiddetto “medicinale di riferimento”, del quale devono avere anche la medesima forma farmaceutica via di somministrazione.

 

Come è possibile? I prodotti “griffati”, una volta scaduto il brevetto, possono essere prodotti anche da altre aziende oltre a quella depositaria del marchio originale. Quindi, in sostanza, il prezzo più basso si deve al fatto che la casa farmaceutica che produce l’equivalente non ha dovuto affrontare i costi iniziali legati alla ricerca.

 

A rassicurarci sull’uso degli equivalenti anche il fatto che possono essere sia da banco (acquistabili liberamente) sia prescrivibili (acquistabili cioè solo con ricetta medica), esattamente come la specialità medicinale da cui derivano. 
Se fosse il nome a non convincervi, perché complicato, poco accattivante o addirittura impronunciabile rispetto a quello cui eravate abituati, sappiate che, in genere, il farmaco generico viene commercializzato con il nome comune del principio attivo che contiene.Nessun mistero, dunque!

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